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Citomegalovirus, tra i virus più temuti in gravidanza per la mamma e il suo bambino

Tra le infezioni più temute della gravidanza va senza dubbio annoverato il Citomegalovirus, che appartiene alla famiglia degli herpes virus. La malattia è specie-specifica e l’uomo è il solo serbatoio in grado di trasmetterla. La trasmissione  del Citomegalovirus può avvenire per via orizzontale, per contatto da persona a persona o, in gravidanza, per via verticale.

Il virus si ritrova nelle urine, nelle secrezioni oro-faringee, nelle secrezioni cervicali o vaginali, nello sperma, nel latte, nelle lacrime e nel sangue. La diffusione dell’infezione richiede contatti stretti e prolungati con pazienti infetti e gli oggetti possono avere un loro ruolo nella trasmissione del CMV. Il virus è infatti stato ritrovato sulle superfici di plastica e il generale sui giocattoli, per ore dopo la sua emissione. Il virus può allora essere trasmesso anche al bambino.

Il Citomegalovirus in gravidanza

L’infezione da Citomegalovirus è comune tra le donne in età riproduttiva, con una sieroprevalenza compresa fra 45% e 100%, più alta in Sud America, Africa e Asia.

E’ invece più bassa in Europa occidentale e Stati Uniti. La sieroprevalenza tra i non bianchi risulta di 20-30 punti percentuali superiore a quella dei bianchi, con prevalenza delle femmine rispetto ai maschi.  La donna in gravidanza può contrarre una infezione primaria, se acquisita per la prima volta, o secondaria, per riattivazione del virus latente o reinfezione da nuovo ceppo. La trasmissione verticale dalla madre al feto, e quindi al bambino, non avviene sempre: il rischio è di 30%-40% nella forma primaria e 0,5%-2% nella forma secondaria.

Se la trasmissione materno fetale avviene, i neonati con infezione congenita si possono presentare in diversi asintomatici o sintomatici. Nel secondo caso circa 90% degli stessi svilupperà sequele neurosensoriali, ritardo mentale o psicomotorio, disturbi dell’apprendimento, autismo, ipotonia, paresi, epilessia, difetti di vista e udito.

Citomegalovirus, come si prende

La diagnosi prenatale di infezione fetale da Citomegalovirus va fatta con l’amniocentesi, almeno 7 settimane dopo la data presunta dell’infezione materna e dopo 21 settimane di gestazione. Un intervallo importante perché sono necessarie da 5 a 7 settimane dopo l’infezione per la replicazione nel rene di una quantità di virus rilevabile nel liquido amniotico.

La diagnosi di infezione secondaria dovrebbe essere basata su un aumento significativo del titolo anticorpale IgG, con o senza la presenza di IgM ed IgG ad alta acidità. Da tenere sotto controllo, allora, il parametro di un Citomegalovirus Igg positivo.

In seguito alla diagnosi di infezione fetale da CMV tramite i test prenatali, a determinare la prognosi del feto possono contribuire eventuali anomalie ecografiche. Anche la determinazione della quantità di DNA del CMV nel liquido amniotico può aiutare a predire l’esito fetale.

Il trattamento del Citomegalovirus

Non sono disponibili farmaci di provata efficacia e sicurezza per la prevenzione della trasmissione o il trattamento dell’infezione da Citomegalovirus. E’ ancora incerto persino il ruolo che può avere la terapia antivirale nelle infezioni congenite.

E’ comunque consigliato alle donne in gravidanza che non hanno mai contratto l’infezione da CMV di limitare le possibilità di contatto col virus. Consigliato lavare le mani a fondo se si sono toccati liquidi fisiologici, come l’urina, in particolare dei bambini.

Una volta avvenuta, l’infezione da Citomegalovirus si mantiene latente per tutta la vita e si può riattivare periodicamente.  Attualmente la ricerca è impegnata a fondo nella ricerca di un vaccino che sia efficace contro il Citomegalovirus.

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