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Infertilità, come le mutazioni genetiche pesano sulla diminuzione delle nascite

Infertilità, spermatozoi e mutazioni genetiche, un nesso che potrebbe essere più stretto di quanto non si pensi. Questo quanto emerge dal meeting europeo in corso di svolgimento a Roma. Sempre meno figli in Italia, come confermato dall’Istat, ma la ‘colpa’ non appare solo della crisi e della scelta di evitare o posticipare la gravidanza. La causa dei 100mila nati in meno in Italia negli ultimi 8 anni, andrebbe ricercata, secondo gli esperti, anche in un problema più complesso nella fertilità all’interno della coppia. E intanto  il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (1,46 nel 2010), a conferma del calo complessivo della fecondità delle donne italiane e straniere. In ogni caso è sempre un bene adottare delle accortezze quando il concepimento tarda ad arrivare.

Infertilità, l’alterazione della morfologia degli spermatozoi

”Considerare 100mila bambini in meno negli ultimi anni e ben 12mila in un solo anno significa dover far i conti con motivi medici e sociali”, sottolinea Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione, European Hospital di Roma, e presidente del quarto European Fertility Meeting ‘Strategies to improve IVF success rate’, che si è aperto oggi a Roma. ”Tra le cause di più recente scoperta c’è l’alterazione della morfologia della testa degli spermatozoi, che rende molto difficile la fecondazione naturale. Questo perchè non riescono a penetrare all’interno degli ovociti” ha spiegato Greco. “La soluzione in questo caso – ha aggiunto – consiste nel micro iniettare lo spermatozoo direttamente dentro l’ovulo femminile, tramite metodica ICSI”.

Infertilità, la mancata integrità del DNA

Un’altra causa di infertilità è la mancata integrità  del DNA contenuto nella testa degli spermatozoi. In molti casi di infertilità maschile o di insuccesso di programmi di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), in cui embrioni di ottima qualità non erano stati in grado di impiantarsi all’interno dell’utero, gli spermatozoi presentavano una frammentazione, ossia una vera e propria spaccatura della doppia elica del DNA’.

Questa alterazione del DNA è dovuta ad un aumento dei radicali liberi presenti nel liquido seminale, legata a diverse patologie come il varicocele. Ciò provoca la dilatazione delle vene del testicolo, con reflusso di sangue e aumento della temperatura, nociva per una normale formazione degli spermatozoi. E poi il criptorchidismo, che rappresenta la mancata discesa alla nascita di uno o di entrambi i testicoli nel sacco scrotale. Da non sottovalutare anche le infiammazioni della prostata, che fanno aumentare la concentrazione di globuli bianchi all’interno del liquido. Incidono pure gli errati stili di vita come il fumo, l’alcol e le droghe. Tra i fattori negativi anche l’obesità e il consumo di anabolizzanti, che si diffonde sempre di più anche tra i minorenni.

Infertilità maschile, l’azoospermia

Come sottolineato anche dall’indagine ISTAT un altro fattore molto importante è l’età nella coppia, sia per gli uomini sia per le donne. Con la diagnosi genetica pre impianto, è oggi possibile distinguere gli embrioni sani da quelli malati. Ciò consente di trasferire nell’utero materno solo quelli sani con percentuali di impianto che si aggirano intorno al 60/70%, anche con un singolo embrione.

”L’azoospermia, ossia l’assenza totale di spermatozoi – ha concluso il prof. Greco – rappresenta la forma più grave di alterazione riproduttiva maschile. Oggi, tuttavia, una buona parte di questi pazienti può ancora avere un figlio proprio. Si è infatti potuto constatare che circa il 70% di essi hanno ancora spermatozoi vitali nei testicoli. Si possono estrarre con procedura microchirurgica ed iniettare in vitro all’interno degli ovociti. Alcuni di questi pazienti possono essere affetti da patologie genetiche, tali da compromettere la salute del nascituro. Cruciale procedere prima ad un programma di diagnosi genetica sull’embrione”.

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