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Fare musica giocando con il metodo Orff: intervista al maestro Piazza

Fare musica giocando, ballando e cantando; imparare la musica “facendola” come insegnava lo stesso Carl Orff, compositore tedesco, autore dei “Carmina Burana“. Un fare musica lasciando libero il bambino di spaziare con fantasia nel mondo dei suoni, di sperimentare sonorità e ritmi, di creare musica attivamente. Ne abbiamo parlato con Giovanni Piazza, profondo conoscitore e interprete del metodo Orff-Schulwerk.

Professor Piazza, in base alla sua esperienza professionale ultra decennale, quanto è importante l’educazione musicale per i bambini?

Considerando che l’essere umano la musica la porta in sé dalla nascita, come pulsione primigenia, la pratica musicale non può non far parte della crescita fisica, intellettuale e sociale di un bambino.

La musica quindi è innata nei bambini, circondati da musica fin nel grembo materno. I bambini cantano e ballano spontaneamente seguendo il ritmo…

Parafrasando quando detto sopra, si può dire che il bambino la musica l’abbia “in corpo” fin dalla nascita: bisogna solo essere capaci di portarlo a esprimerla, manipolarla, capirla con mezzi didattici adeguati, in ogni momento della sua crescita.

Ci sono vari approcci metodologici per avvicinare i bambini alla musica. Con lei ci piacerebbe approfondire la proposta di avvicinamento alla musica di Carl Orff.

Parlando di “approccio” del bambino alla musica, lo definirei non solo pratico ma “corporeo”. Non può che passare dal corpo la prima esperienza espressiva musicale: un corpo che non sta seduto in un banco, ma agisce in uno spazio libero, nel quale la pratica verbale, vocale, canora e sonoro strumentale si integrano con quella motoria, ritmica ed espressiva. Tutto ciò il metodo Orff lo racchiude nel concetto di “elementarità” non intesa come semplificazione ma come capacità di far emergere le curiosità e le scelte musicali del bambino da quel giacimento di potenzialità espressive che egli porta in sé. Elementare, in latino elementarius, – scrive Carl Orff – significa appartenente agli elementi, alle sostanze primarie, primordiale, affine alle origini.

Le indicazioni pedagogiche trattate nello Schulwerk precedono un fare musica attraverso una didattica rigorosa. Suggerisce invece un fare musica “spontaneamente” per mezzo dello strumentario Orff. Ci può spiegare?

Alcuni tipici strumenti che compongono uno
Alcuni tipici strumenti che compongono uno “strumentario Orff”

Non va mai dimenticato che lo strumentario è solo una componente dell’attività orffiana complessiva. Quanto alla “spontaneità” non va intesa come un agire effimero e volatile, ma come una pulsione positiva del bambino che va coordinata e socializzata ( non dimentichiamo che la pratica schulwerkiana si svolge in gruppo). Tutto ciò entro perimetri definiti in base a precisi e appropriati presupposti metodologici, in modo da imprimere nel complesso psico -fisico del bambino tracce percettive, segni comportamentali, impronte cognitive da collegare tra loro e portare a sempre maggiore razionalizzazione. Mirando, prima che a una progressione tecnica, alla formazione di un sano pensiero musicale, scaturito dall’esperienza.

Potremmo affermare che come il bambino impara a parlare e camminare, allo stesso modo attraverso l’ascolto, il gioco, il movimento il bambino può essere condotto all’apprendimento della musica?

Senza dubbio, considerando che, di queste componenti che lei cita, il gioco è quella fondamentale. Ma non un gioco inteso come “trucco” per contrabbandare pratiche musicali “accademiche“, del tipo ” ti insegno i valori musicali attraverso un gioco di carte” o ” ti maschero il solfeggio con allegri disegnini”. La “musica” che io esploro ed elaboro insieme ai mie compagni è gioco. Rovesciando la prospettiva, la sostanza di tutte le esperienze musicali che io, operatore, propongo al mio gruppo di bambini, è ludica. Come anche Delalande afferma (La musica è un gioco da bambini), il gioco è la musica stessa. Volendo allargarsi un pò: come potrei non considerare la musica come gioco in sé, se pensassi che una grande compositore o interprete affronta la musica come una pratica “seria” e “barbosa”, invece che come il gioco più coinvolgente, vissuto al massimo livello esplorativo, emozionale, spirituale e intellettivo della propria vita?

L’Orff – Schulwerk è una “metodologia” anche se so che lei non ama questa definizione indicata per i bambini di quale fascia d’età?

Certamente la fascia d’impiego più usuale è quella della scuola dell’infanzia e primaria. Tuttavia, se interpretato nel suo giusto spirito, è difficile ingabbiare lo Schulwerk in una determinata fascia d’età. Rispettando, nell’impostazione di un’esperienza come quella fin qui adombrata, tappe che attraversano (in successione non necessariamente preordinata) fasi di esplorazione, scoperta, sperimentazione, manipolazione, condivisione, integrazione, riflessione, razionalizzazione e cognizione, non c’è limite d’età. Naturalmente facendo molta attenzione ad adeguare i materiali ed il loro trattamento alla fascia d’età entro la quale si opera di volta in volta.

A che età è consigliato proporre lo studio di uno strumento al bambino?

L’età può variare a seconda dello strumento e dell’attitudine di ogni bambino. Essenziale è che l’accostamento allo strumento non venga propinato in forma “massificata“, come in certi casi, purtroppo avviene ( tutto un gruppo col medesimo strumento e su un percorso obbligato per tutti) in nome di un “suonare insieme” che, di fatto, non è per nulla socializzante, come non lo è mai “la massa”.

Il fine, irraggiungibile, di questo tipo di pratica strumentale è quello di portare tutti i bambini a eseguire la medesima melodia ( per così dire) ad un livello tecnico uniforme. Nei fatti questa modalità di pratica strumentale non può che dar luogo a selezioni e frustrazioni derivanti dalle inevitabili disparità. Al contrario, lo Schulwerk postula, sopratutto per la prima esperienza d’insieme, un ensamble che contribuisce all’elaborazione di una propria musica e che, al suo interno, armonizza le disparità. Parafrasando Pennac ( Diario di scuola) , se sai eseguire solo in paio di colpi col triangolo e li combinerai con un intervallo brillante del compagno allo xilofono, farai parte della medesima musica, e progredirai insieme a lui.

L’Italia rispetto ad altri paesi Europei quanto è preparata nel favorire e diffondere l’educazione musicale tra i giovani?

Confesso di non essere attualmente molto al corrente di come l’educazione musicale sia diffusa e regolamentata negli altri paesi europei. Il problema italiano in questo ambito è quello di una totale discontinuità fra formazione e formazione, fra territorio e territorio, fra scuola e scuola, fra insegnante e insegnante. A monte di ciò un’Istituzione che non è mai riuscita a “portare a sistema” la collocazione dell’educazione musicale in ogni ordine e grado di scuola.

L’Italia è ricchissima di Associazioni e Scuole territoriali che, in tutti gli ultimi decenni, hanno avuto funzione di supplenza a fronte di questa carenza, portando avanti importantissimi percorsi di ricerca e sperimentazione proprio in campo pedagogico -musicale ( segnatamente in quello dell’Orff – Schulwek) e operando a tappeto anche nella Scuola Pubblica. Sarebbe auspicabile che , rispondendo alle annose e reiterate istanze del territorio, l’istituzione arrivasse a sancire legislativamente forme ordinate di acquisizione di queste esperienze, oltre a dare all’educazione e formazione musicale un assetto organico e qualitativamente ( attenzione: non metodologicamente!) omogeneo in ogni ordine e grado di scuola.

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Maestro Giovanni PIAZZA

Compositore e didatta diplomato in corno, composizione e direzione d’orchestra, borsista del DAAD a Berlino. Già docente di composizione al Conservatorio di Roma. Autore della rielaborazione italiana dell’Orff – Schulwerk, di molte altre pubblicazioni didattico -musicali, di musiche per teatro e performance didattiche. Già membro del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza e collaboratore del Teatro dell’Opera di Roma e della RAI. Ha tenuto centinaia di seminari e masterclass, collaborato con l’IRRSAE -Lazio, la SSIS di Roma e la SICSI di Napoli e partecipato a decine di convegni in Italia e all’Estero. Ha progettato e diretto corsi di formazione orffiana a finanziamento europeo, e per i conservatori di Bolzano, Roma e Latina. Già membro del Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della musica. Co-fondatore e presidente dell’OSI – Orff-Schulwerk Italiano ( membro dell’International Orff- Schulwerk Forum di Salisburgo), fondatore e direttore della Collana didattica OSI, direttore didattico e docente del percorso nazionale di formazione Metodologia e pratica dell’Orff- Schulwerk riconosciuto dal Miur ( OSI -Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia di Roma).

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