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Contraccezione dopo il parto, quali metodi e quando iniziare in base all’allattamento

Forse non tutte le donne hanno giuste informazioni riguardo la contraccezione dopo il parto, ossia nella fase cosiddetta del puerperio.
Il puerperio si definisce come il periodo di tempo che ha inizio con l’espulsione o estrazione della placenta e termina con la ripresa dell’attività ciclica ovarica. Esso dura convenzionalmente dalle 6 alle 8 settimane, duranti i quali si ha una completa regressione della maggior parte delle modificazioni gravidiche a carico dei vari organi e apparati, fatta eccezione per le mammelle.

Questo periodo della vita della donna sono caratterizzate non solo da modificazioni fisiche, ma anche dall’acquisizione di un nuovo ruolo, quello di madre, e tutte quelle modificazioni psichiche e relazioni che ne conseguono.

Considerati gli enormi cambiamenti che questo nuovo nucleo familiare si trova a vivere, nonostante il tempo che trascorre in una coppia prima della ripresa dell’attività sessuale, sarebbe auspicabile che la pianificazione della contraccezione dopo il parto avvenisse nelle ultime settimane di gravidanza, ridiscussa prima che la donna lasci l’ospedale e messa in atto nelle prime 3 settimane post partum.

Ovulazione dopo il parto e amenorrea

Numerosi studi che utilizzano i livelli di estrogeni urinari, riportano nelle donne che non allattano il giorno medio dell’ovulazione tra i 45 e i 94 giorni dopo il parto. Più del 60% di queste ovulazioni sono potenzialmente fertili. Quindi possiamo dire che l’amenorrea post- partum (senza perdita di sangue), in assenza di allattamento, può durare fino a circa sei settimane, mentre nelle donne che allattano può durare anche molti mesi.
In questo periodo quindi  la contraccezione dopo il parto diventa fondamentale, proprio perchè in molte sono portate ad abbassare la guardia.

Contraccezione dopo il parto

L’ostetrica e il ginecologo sono le figure professionali alle quale la donna può rivolgersi per ricevere informazioni adeguate alle proprie esigenze. Valutando il desiderio e le preferenze della coppia, si può  ricorrere ad un metodo contraccettivo fin dalle prime settimane dopo il parto. Le principali limitazioni ad una eventuale contraccezione in puerperio sono:

  • Stato di ipercoagulabilità: I cambiamenti emostatici che si producono durante la gravidanza fanno sì che ci sia uno stato di ipercoagulabilità che garantisce l’emostasi dopo il parto. Questo però può comportare un elevato rischio di fenomeni tromboembolici. Come conseguenza viene limitato l’uso di contraccettivi orali combinati.
  • L’allattamento materno: In diversi studi si è associato l’uso di contraccettivi ormonali combinati con la diminuzione della produzione di latte,  la sua alterazione.
    Per i nuovi progestinici combinati (che hanno bassi dosaggi di estrogeni o formule estrogeniche naturali), però,  non ci sono sufficienti studi, per poter valutare il loro effetto sull’allattamento. Invece, i metodi contraccettivi progestinici (senza estrogeni) sono considerati compatibili con l’allattamento secondo la OMS e la American Academy of Pediatrics.

Quale contraccettivo scegliere

La scelta del contraccettivo in puerperio è condizionata da molti fattori, come il tipo di allattamento, le preferenze della coppia, e il desiderio o meno di altra prole. La linea guida del 2009 della OMS indica i metodi contraccettivi più adatti a questo periodo in base al fatto che la donna allatti o meno.

Donna che non allatta

La donna che non allatta, come già detto, è da considerare fertile fin da subito dopo il parto e come conseguenza è buona norma eseguire al più presto una pianificazione familiare efficace.

Tra i contraccettivi che possono essere utilizzati immediatamente subito dopo il parto ci sono i preservativi, maschile e femminile, ed i progestinici come la minipillola.

Per l’uso del diaframma bisogna attendere l’involuzione uterina, che avviene completamente verso la 4°-6° settimana dopo il parto e la completa scomparsa dei lochi rubra o sierosi. Lo stesso vale per lo IUD (di rame o medicato con levonorgestrel) che inoltre se inserito troppo presto ha un rischio aumentato d’infezioni e di espulsione del dispositivo.

Invece, gli estro progestinici (anello, pillola, cerotto), potranno essere utilizzati ma non prima della terza settimana dopo il parto, a causa del rischio trombo embolico caratteristico di questo periodo. I metodi naturali non sono indicati fin quando non compaiano almeno 3 cicli mestruali regolari.

Donna che allatta

La scelta contraccettiva deve essere fatta con l’obiettivo di non interferire con l’allattamento, né con la produzione né con il benessere del bambino.

La mancanza di mestruazioni dopo il parto, con allattamento, dura fino a diversi mesi grazie alla produzione di prolattina. Sulla base di queste valutazioni è stato definito il metodo dell’amenorrea di lattazione (LAM). La sicurezza nell’inibire la fertilità è del 98% a patto che siano soddisfatte contemporaneamente tre condizioni:

  • Non siano superati i primi 6 mesi dal parto
  • Non siano ricomparse le mestruazioni
  • L’allattamento al seno sia ancora esclusivo con intervalli tra poppate mai superiore a sei ore di notte ed alle quattro ore di giorno.

Quando anche una sola delle condizioni che assicurano l’efficacia del metodo LAM viene a mancare, la donna deve ricorrere ad un altro metodo, poiché in questo caso l’allattamento fornirebbe solo una protezione parziale.

I metodi di barriera non influenzano in alcun modo la salute della madre o del bambino. Il preservativo, maschile o femminile, può essere liberamente usato dopo il parto alla prima ripresa dell’attività sessuale. Il diaframma invece può essere utilizzato dopo almeno sei settimane dal parto, perché bisogna attendere che l’utero ritorni ad avere un volume del tutto sovrapponibile al periodo pregravidico. Devono essere associate anche sostanze spermicide locali che possano aumentarne l’efficacia.

Secondo le raccomandazioni dell’OMS i sistemi intrauterini, IUD o spirale, dovrebbero essere inseriti almeno 4-6 settimane dopo il parto.

La contraccezione ormonale estro-progestinica influenza negativamente la quantità del latte prodotta data la presenza dell’estrogeno, questo avviene soprattutto nei primi 6 mesi di lattazione. Non incide però sulla crescita ponderale del bambino. Gli unici metodi ormonali che possono essere utilizzati anche in allattamento sono quelli composti da solo progestinici (Minipillola, iniezioni, impianti sottocutanei o anelli vaginali) composti da solo Levonorgestrel, poiché al loro impiego non si è rilevata nessuna modificazione negativa sul volume, o qualità del latte materno o problemi nell’accrescimento del bambino.

Grazie al contributo dell’Ostetrica
Celeste Taucci

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