La disprassia potrebbe essere confusa in un primo momento con una goffaggine del bambino, un suo essere scordinato e maldestro. In realtà la disprassia comporta un disturbo della coordinazione motoria che impedisce ai bambini di porre in atto azioni intenzionalmente. La disprassia non è una malattia ma un disturbo evolutivo, che pur influendo sugli apprendimenti gestuali può avere ripercussioni anche sul linguaggio. Grazie alla dottoressa logopedista Claudia Manciocchi abbiamo cercato di fare luce su questo disturbo.
Come riconoscere la disprassia
La disprassia può manifestarsi con un ritardo nel raggiungimento delle tappe di sviluppo motorio (passaggio alla posizione seduta, gattonamento, deambulazione), goffaggine nei movimenti, scarse capacità sportive e disgrafia. In genere il disturbo viene evidenziato e notato intorno ai 4, 5 anni di età, quando il bambino comincia a frequentare la scuola d’infanzia o successivamente nella scuola primaria. Potrà balzare all’occhio esperto dei docenti uno sviluppo motorio e di coordinazione non coerente con l’età del bambino. La destrezza manuale risulta limitata e nello svolgimento di piccole attività quotidiane il bambino è a disagio. Si potranno riscontrare per esempio difficoltà a:
- scrivere e impugnare una matita
- maneggiare forbici o altri strumenti
- saltare a piedi pari, su di un piede o mantenersi in equilibrio
- vestirsi autonomamente
- mantenere l’attenzione
- orientarsi nello spazio
Sono solo alcuni degli elementi che possono essere osservati e sui quali indagare. Bisogna valutare quanto le prestazioni interferiscano e rendano complesse le attività quotidiane del bambino, andando ad impattare anche sui risultati scolastici. E’ bene tenere presente che non c’è correlazione tra disprassia e quoziente intellettivo.
Disprassia: anche difficoltà non motorie
Quando un bambino si trova a doversi misurare con tale disturbo inevitabilmente le ripercussioni non si manifestano solo sotto l’aspetto prettamente motorio. Soffermandoci all’aspetto dell’apprendimento del linguaggio nei bambini disprassici, la programmazione e la realizzazione dei movimenti articolatori per produrre suoni, sillabe e parole e per organizzarli in sequenza risultano compromesse. Come ci spiega la logopedista Manciocchi l’intervento classico centrato su un modello fonologico può non avere efficacia in quanto la fisiopatologia del disturbo è differente rispetto a quella di bambini con disordini linguistici di altra natura.
Le difficoltà di un bambino disprassico si ripercuotono su tutti gli apprendimenti. A scuola riguardano tutte le materie dal momento che interessano competenze trasversali quali lettura, scrittura, ortografia. Per favorire la scolarità dei bambini disprassici, occorre quindi adattare i diversi materiali didattici, che altrimenti non potrebbero essere utilizzati per via dei loro specifici deficit (prassici e visuo-spaziali).
E’ importante far si che l’apprendimento scolastico di questi bambini si svolga con i medesimi tempi dei compagni grazie all’utilizzo di materiali didattici accessibili. Per aiutare il bambino ad affrontare questo disturbo è necessario vi sia una valutazione multidisciplinare (logopedista, neuropsichiatra infantile, psicomotricista) che delinei e approfondisca il quadro neurologico e lo sviluppo motorio e linguistico. L’intervento logopedico deve essere il piu’ precoce possibile. La tempestività favorirà lo stimolare le abilità motorie bucco-facciali del bambino, per condurlo alla produzione di prassie e di sequenze motorie, necessarie alla successiva produzione dei suoni del linguaggio.
Collaborazione e comprensione
Essendo la disprassia un disturbo multidisciplinare è auspicabile ci sia comunicazione ed una costante collaborazione tra la famiglia, la scuola e i medici. Prima s’interviene e maggiori saranno i miglioramenti tangibili. Rassicurate il bambino, incoraggiatelo, prendetelo per mano con pazienza stimolando la sua autostima. Non abbiate fretta, rispettate i suoi tempi, lasciate che si eserciti. Non sottolineate l’errore, fatelo riprovare, non correggetelo subito ma lasciate che si misuri poco a poco con le sua abilità.
Articoli correlati:
- Lo sviluppo del linguaggio nel bambino, quando consultare un esperto
- Disturbo del linguaggio nei bambini, come riconoscerlo
Continua a leggere su marmocchio: