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Il carnevale, una festa per i bambini

Cos’è il carnevale ?

Il carnevale è una festa per i bambini, si festeggia solo nei paesi a tradizione cattolica. Le sfilate ed i festeggiamenti sono pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l’elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l’uso del mascheramento.

La parola carnevale deriva dal latino carnem levare (“eliminare la carne“), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.

I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso e il Martedì grasso, ossia l’ultimo giovedì e l’ultimo martedì prima dell’inizio della Quaresima. In particolare il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi, dato che la Quaresima nel Rito Romano inizia con il Mercoledì delle ceneri.

Carnevale in cucina

In Italia ci sono molteplici dolci di carnevale preparati artigianalmente e in casa, che accompagnano le sfilate di carri e di maschere nei giorni che precedono il Mercoledì delle Ceneri.

Pallottole fritte, talora ripiene: castagnole, diffuse in tutta Italia e ricoperti di zucchero a velo o miele; frìto?e, tipicamente veneziane; frittelle, del mantovano; caragnoli e rosacatarre del Molise.

Le zeppole, diffuse in varie regioni d’Italia come pure le chiacchiere, ma con nomi vari nelle regioni italiane, tra cui: bugie, cenci, frappe, sfrappe, sfrappole, manzole, crostoli, galani, intrigoni, lattughe, maraviglias, fiocchi, fiocchetti.

Il divertimento per i bambini a carnevale si avrà anche in cucina se decidiamo di coinvolgerli e trasformare tutto in un bel gioco da fare insieme. Quale migliore occasione del carnevale con i suoi dolci tipici da preparare insieme ai figli.

Coinvolgere e cucinare con i bambini è un modo carino per trascorrere del tempo di qualità con loro ed insegnare qualcosa di stimolante. I bambini impareranno a creare il proprio dolce con la fantasia e soprattutto, quando sono molto piccoli, possiamo insegnare loro a fare delle associazioni di tipo sensoriale, quindi esperienze di tipo tattile, olfattivo, visivo e legate al gusto e può essere molto utile anche per insegnare loro i nomi degli ingredienti, delle piante, dei semi.

Maschere di carnevale

Alcune maschere del carnevale, tra cui le più famose, provengono dalla Commedia dell’arte o dalle commedie, alcune altre dal teatro dei burattini o sono state appositamente inventate per i festeggiamenti carnevaleschi come simbolo di una determinata città.

 

Pulcinella

Questa maschera con due gobbe e il naso adunco può considerarsi la più antica del’Italia. Conosciuta ai tempi dei Romani e sparita con l’arrivo del Cristianesimo, la maschera di Pulcinella è risorta nel ‘500 con la Commedia dell’Arte. Da allora questa maschera personifica virtù e vizi, del borghese napoletano, ma, accolto in tutta Europa ha assorbito  le caratteristiche nazionali: in Inghilterra è Punch, corsaro e donnaiolo; in Germania è Pulzinella e I-lanswurst cioè Giovanni Salsiccia; in Olanda è Tonelgeek; in Spagna è Don Christoval Polichinela.

La maschera di Pulcinella si adatta ad ogni ruolo: padrone, servo, domestico, magistrato, ma in nessun caso atletico. Sobrio nei movimenti, lento, goffo e di poche parole, ma, quando parla, è sempre secco e mordente. Derivazioni locali della figura di Pulcinella possono essere considerati i trasteverini Meo Patacca e Marco Pepe, il bravaccio popolare napoletano Sitonno, e forse anche la caratteristica figura bolognese del Birichino.

Arlecchino

La maschera di arlecchino è di tradizione italiana, proviene dalla Lombardia. E’ tra le maschere più famose. Nato a Bergamo, è molto conosciuto per il suo vestito di “cento” colori. Il suo vestito è così colorato perché, essendo povero, i suoi amici, in occasione del carnevale, gli regalano dei pezzi di stoffa avanzati dai loro costumi, in modo che possa averne uno anche lui.

Pare anche che la madre, poverissima, gli abbia cucito il vivace costume con stoffe di vari colori. Secondo un’altra versione, sembra che Arlecchino sia stato al servizio di un avarissimo speziale che lo vestiva con le toppe dei propri abiti sdruciti. Durante il periodo della Commedia dell’Arte, nella quale le Maschere Italiane raggiunsero un grande successo ed ebbero anche un pubblico europeo, gli attori che impersonavano Arlecchino, la trasformarono, conservando la maschera nera e il berretto bianco, sostituendo l’antico abito rappezzato con un elegante costume, nel quale le toppe dei tempi poveri sono vagamente ricordate da losanghe a colori alterni, ma ben disposte.

Ha una maschera nera e una spatola di legno. E’ stravagante e scapestrato, ma pieno di astuzia e di coraggio. Soffre di una brutta malattia: la pigrizia. Le sue doti caratteristiche sono l’agilità, la vivacità e la battuta pronta. Il suo principale antagonista è Brighella, che come dice il nome, è attaccabrighe e imbroglione, ossequioso con i potenti e insolente con i deboli.

Colombina

E’ una maschera del Veneto, nata a Venezia. L’unica maschera femminile ad imporsi in mezzo a tanti personaggi maschili è Colombina, briosa e furba servetta. E’ vivace, allegra e sapiente, civetta e furba, graziosa, bugiarda, maliziosa e pungente, spensierata, chiacchierina e parla veneziano.

E’ molto affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, Rosaura, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su imbrogli. Con i padroni vecchi e brontoloni va poco d’accordo e schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di rispetto.

Indossa una cuffia e un vestito a fiori bianchi e blu che spiccano sulla gonna blu e sulle calze rosse. Sulla fibbia delle scarpe c’è un fiocchetto azzurro. Prende in giro le persone che le stanno vicino ed è portata a farsi beffe di loro.

La maschera di Colombina si trova già nelle commedie di Plauto, fra le furbe ancelle, ciniche e adulatrici, sempre pronte a suggerire alla padrona malizie e astuzie.
Da antica schiava, Colombina nel ‘500 diventa la Servetta complice interessata ai sotterfugi domestici e amorosi della padrona. Il nome di Colombina compare per la prima volta nella Compagnia degli Intronati verso il 1530.

Colombina è sempre l’Amorosa o la moglie di Arlecchino, assumendo il nome di Betta, Franeschina. Diamantina, Marinetta, Violetta, Corallina o anche Arlecchina, secondo le rappresentazioni. Servetta del teatro italiano e Soubrette di quello francese, Colombina ai nostri tempi finirà dopo essere passata, conservando più o meno i tratti originali del carattere, per l’opera buffa, il varietà, l’operetta per approdare alla Commedia.

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