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La sessualità dopo il parto, tanti cambiamenti di cui si parla poco

La sessualità dopo il parto è uno dei temi cruciali per una coppia, dopo l’arrivo di un figlio. Diventare genitori comporta una crisi evolutiva e come tale contiene in sé grandi opportunità di crescita interiore, ma anche qualche rischio.
La coppia deve imparare a gestire i cambiamenti che una nuova vita porta, si riducono i momenti di intimità e la componente romantica ed erotica, la spensieratezza lascia il posto all’aumento degli impegni e delle responsabilità. È bene, quindi, ritagliare dei momenti che siano solo di coppia, uno spazio di tempo in cui ritrovarsi come individui e non solo come genitori.

Per molte donne il puerperio, passata l’euforia della nascita, è un periodo difficile, nel quale compare una malinconia, a cui la neo mamma non trova una ragione. Questo stato di tristezza influenza negativamente il desiderio e l’eccitazione sessuale.

“Studi recenti hanno mostrato che i problemi sessuali nei mesi successivi al parto sono comuni, e malgrado ciò, è un argomento che, spesso, non viene discusso da parte di ginecologi, ostetrici, educatori ecc”. (Barret, Pendry, Peacock, Vistor, Thackar, Manyonda, 2000; Von Sydow,).

Diversi sono i cambiamenti o fattori che possono influenzare la vita sessuale della coppia nei primi sei mesi dopo la nascita di un figlio.

Cambiamenti ormonali e fisici

Il puerperio è caratterizzato dalla fine dell’attività dell’unità feto-placentare e dall’inizio dell’attività galattopoietica, mentre tutte le ghiandole a secrezione interna, in tempi e con modalità variabili da caso a caso, riprendono le normali funzioni extra gravidiche (Nawroth, 2008).

Al termine della gravidanza i livelli di estradiolo aumentano fino a 100 volte rispetto ai valori medi, aumenta la prolattina e anche la concentrazione di progesterone. Questi cambiamenti ormonali bloccano la produzione del latte.

Dopo l’espulsione della placenta entro le 24 ore, si verifica il crollo repentino sia degli estrogeni che del progesterone. Quest’ultimo continua a scendere fino a raggiungere valori bassi dal 7° al 14° giorno.

Donna che non allatta. I valori di estrogeni risalgano a valori più normali dalla 3° settimana dopo il parto fino al ritorno delle mestruazioni. La concentrazione di prolattina si riduce entro 7 giorni dal parto, nel giro di 2-4 settimane riprende la secrezione pulsatile del GnRH e si rimette in funzione il meccanismo dell’ovulazione.

Donna che allatta.  I livelli di estrogeni continuano a scendere e si mantengono bassi, l’ovulazione è inibita dalla concentrazione di prolattina che viene stimolata dalla suzione del bambino. Viene impedito il rilascio del GnRH che blocca la produzione di FSH e LH, per questo la durata dell’amenorrea è correlata alla concentrazione di prolattina. Il valore soglia per la soppressione dell’ovulazione è allattare complessivamente 65 minuti al giorno, coloro che lo fanno in modo esclusivo possono non ovulare per diversi mesi. La riduzione dell’allattamento e lo svezzamento del bambino determinano un aumento della concentrazione di estrogeni e la ripresa dell’ovulazione.

La diminuzione degli estrogeni è anche il responsabile dell’assottigliamento delle pareti vaginali e della diminuzione della lubrificazione genitale, inoltre diminuisce la produzione di testosterone che è responsabile diretto del desiderio sessuale.

Con l’allattamento un ormone fondamentale è l’ossitocina che è correlato alle sensazioni di piacere che le donne hanno quando il bambino si attacca al seno.

Sessualità dopo il parto: altri cambiamenti corporei importanti

Nel puerperio avvengono altri cambiamenti fondamentali e sono:

  • l’involuzione uterina, che avviene sotto l’effetto dell’ossitocina. L’utero quindi dopo l’espulsione del feto e della placenta, deve tornare alle dimensioni pre-gravidiche, questo fenomeno è più rapido nelle donne che allattano, data la maggior produzione di ossitocina.
  • le lochiazioni, ovvero delle perdite di sangue causate dallo sfaldamento dell’endometrio, esse sono fino al 7° giorno abbondanti e rosse scure, verso le 10-15° giornata diminuiscono e diventano più liquide e giallastre fino a diventare bianche e poi finire. Questo processo dura circa 3-4 settimane.
  • Aumento del volume della mammella e del capezzolo, questo avviene in maniera più evidente e prolungata nel tempo nelle donne che allattano. Il capezzolo diventa più sporgente e l’areola ha una pigmentazione più scura. Nei primi giorni vi sarà la secrezione di colostro, fino alle 3°-4° giornata quando arriverà la montata lattea.

La gravidanza e il parto possono essere causa di una disfunzione del pavimento pelvico che può provocare disturbi della sfera sessuale, incontinenze o prolassi di diverso tipo.
Inoltre durante il parto si può rendere necessario effettuare un taglio vulvo-perineale, l’episiotomia. A volte, spontaneamente, si provocano delle lacerazioni che portano la donna ad avere delle sensazioni di dolore intenso. Questo può ritardare la ripresa dell’attività sessuale, andando ad alterare la funzione sessuale della coppia.

La prevenzione di tutto ciò è basata su un’attenta assistenza al parto con l’obiettivo di ridurre i danni al pavimento pelvico e con una adeguata assistenza in tal senso nei mesi successivi al parto.

Cambiamenti di ruolo e psicoemozionali

I cambiamenti fisici di cui abbiamo parlato, aggiunti al cambio d’immagine, di ruolo e ai nuovi ritmi di vita, mette alla prova la capacità di copping della donna, ovvero sapersi adattare alle nuove situazioni. È in questa fase che può comparire quel senso di tristezza e malinconia di cui si è già parlato e che viene definito “baby-blues” (o “maternity blues“). È un disturbo emozionale lieve e transitorio che si presenta fra le 3° e la 6° giornata dopo il parto, si manifesta con pianto, umore variabile e sensazione di non essere in grado di gestire quella nuova vita. È importante precisare che queste donne non perdono la capacità di prendersi cura del bambino, di provare gioia e di dormire abbastanza. Dopo alcune settimane questo disturbo tende a svanire spontaneamente, diversamente dalla depressione post- partum (10/15%) e dalla psicosi puerperale (1%). Queste ultime non sono una condizione aggravata del baby blues, ma sono delle patologie che spesso trovano un fondamento in un’anamnesi positiva per disturbi psichiatrici.

Nelle società occidentali questo fenomeno è maggiormente presente, perché negli ultimi decenni l’appoggio della famiglia è venuto meno. È importante, quindi sostenere e proteggere la coppia madre-bambino e la fisiologia della nascita, facendo emergere le capacità che la madre possiede.

Le modificazioni dello schema corporeo della donna, e la mancanza di tempo dedicato a sé stessa può ridurre la sua autostima, può sentirsi poco desiderabile. Ciò comporta una sensazione di malessere fino allo scatenarsi di paure verso la ripresa della vita sessuale coitale e con questa anche la paura di una nuova gestazione.

In aggiunta, può emergere un sentimento di insicurezza, dovuto alla responsabilità che comporta la maternità. Il neonato dipende quasi esclusivamente dall’accudimento materno e il bambino è uno sconosciuto che deve imparare a conoscere. La donna sente la forte necessità di condividere la responsabilità della maternità e di sentire l’implicazione del compagno nell’accudimento e nell’educazione del bambino.

La fatica è un’altra componente che può comportare cambiamenti nello stato d’animo della donna e anche cambiamenti nella vita sessuale della coppia. Fatica dovuta alla diminuzione di ore e qualità del sonno associato molte volte all’allattamento e alle continue richieste del neonato.

Il ruolo del padre e l’adattamento al ruolo genitoriale

Anche nell’uomo possiamo riscontrare una serie di atteggiamenti di adattamento al suo nuovo ruolo di padre. L’atteggiamento che più comunemente adotta nella gravidanza, durante il travaglio e nel periodo postnatale è di protezione nei confronti della donna.

La funzione dell’uomo è quella di aiutare la propria compagna a superare le difficoltà mantenendo la sofferenza e la problematicità a livelli tollerabili. È importante che sia molto ricettivo verso le necessità e bisogni della donna e le procuri sicurezza e stabilità emozionale. Ciò permetterà e faciliterà il bisogno che ha la neomamma di un ambiente intimo e tranquillo per potersi dedicare completamente all’accudimento del neonato.

Questo atteggiamento da parte del padre “può favorire l’unione ed anche lo svilupparsi di una nuova e diversa modalità di espressione nell’ambito della sfera sessuale della coppia durante la gravidanza e dopo la nascita”. (Masters & Johnson, 1966),

Qualche volta, il papà può provare sentimenti ambivalenti nei confronti del neonato e della partner identificandosi e/o entrando in competizione con loro o sentendosi escluso dalla intima relazione tra madre-bambino. Spesso il bambino, infatti, viene identificato come l’unico beneficiario delle preoccupazioni della compagna. Spesso questa dinamica di “gelosia”, più o meno conscia, può tradursi nel rifiuto di avere rapporti sessuali o calo del desiderio da parte dell’uomo.

A cura di Celeste Taucci_ostetrica

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