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Come prepararsi al parto cesareo e diminuire i traumi per mamma e bebè

Il parto cesareo è sicuramente più traumatico per la mamma ed il suo bambino rispetto al parto spontaneo. Quando si avvicina la fine della gravidanza, soprattutto in caso di parto programmato, diventa dunque importante capire come prepararsi al parto cesareo.

Come prepararsi al parto

I corsi di accompagnamento alla nascita sono senz’altro utili, e permettono ai futuri genitori di capire come prepararsi al parto. “Un buon corso di accompagnamento alla nascita – riferisce l’ostetrica Pamela Morganti – , con operatori aggiornati e preparati, riescono a dare alla coppia tutti gli strumenti per una nascita informata e consapevole. Bisogna esaltare il fatto che ogni donna ha già tutte le competenze per partorire.  La maggioranza delle gravidanze e dei parti sono fisiologici e avverrebbero naturalmente se gli operatori non intervenissero nella fisiologia, causando la patologia”.
Esistono però dei casi in cui il parto cesareo è l’unica scelta possibile per le donne in gravidanza. E’ importante dunque prepararsi al meglio per affrontarlo in maniera consapevole.

Come prepararsi al parto cesareo

Il parto cesareo per la mamma è un vero e proprio intervento chirurgico molto impegnativo. Ma c’è anche un altro aspetto, troppo spesso sottovalutato e che riguarda il nascituro. Il bambino, infatti, soprattutto in caso di cesareo programmato, viene privato di tutta la scarica ormonale che avviene durante il travaglio e che prepara il feto alla vita.

Non prendere in considerazione questi aspetti significa non dare il giusto valore e significato all’importanza del parto fisiologico. Come prepararsi al parto cesareo, dunque, consci di quello che significa, diventa fondamentale per i genitori e per il neonato.

“I bambini nati da cesareo programmato – mette in guardia l’ostetrica Morganti – vanno spesso incontro a problemi respiratori, avendo saltato un processo fondamentale per l’adattamento alla vita”.

Come affrontare un “cesareo dolce”

Esistono strutture che effettuano il cosiddetto “cesareo dolce”, ossia che propongono un ambiente meno ospedaliero e più adatto alla nascita. A spiegare le differenze è la stessa Pamela Morganti. “Lampade scialitiche al minimo indispensabile, ambiente silenzioso  e rispettoso, non si deve urlare né parlare dell’ultima partita di calcio. Il bambino fuoriesce dolcemente dall’incisione sulla pancia, quasi come un parto spontaneo, viene adagiato sul petto della mamma subito ed il cordone viene reciso solo dopo che ha smesso di pulsare. Si mantiene il contatto pelle a pelle e si cerca di far attaccare il bimbo al seno già in sala operatoria, per limitare al massimo il trauma di una nascita chirurgica sia per la mamma che per il bebè. Ottimale sarebbe anche la presenza del papà in sala operatoria che contiene e sostiene la sua famiglia, ricreando quel nucleo che è già noto al bambino già dalla pancia”.

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