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Scuola e dispersione scolastica: in Italia dati drammatici, anche se in calo

Scuola e dispersione scolastica, o “evasione scolastica“, rappresentano da sempre una delle piaghe più temute della Scuola Italiana.  Il termine si riferisce all’insieme di comportamenti derivanti dall’ingiustificata e non autorizzata assenza di minorenni della scuola dell’obbligo.

Un’assenza degli studenti di propria volontà, da non confondersi con le assenze per motivi di salute né con il dopo scuola. La dispersione scolastica è spesso causa di piaghe sociali: bullismo, violenza negli stadi, micro criminalità, droga, condotte devianti in generale.

Può anche riferirsi a studenti che frequentano la scuola, ma non frequentano le lezioni.

Dispersione scolastica, chi è più a rischio

Cala la dispersione scolastica ma persistono le differenze di classi sociali come discriminanti principali. Chi vive in povertà assoluta ha molte più probabilità di abbandonare gli studi.

Queste le indicazioni principali del lavoro della Cabina di regia istituita a maggio sulla dispersione scolastica. Indicazioni presentate nella giornata di sabato 13 gennaio  dalla Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e l’esperto sul tema, Marco Rossi Doria.

Lo studio prevede una serie di raccomandazioni sulle azioni da mettere in campo nei prossimi 5 anni. All’interno dello stesso una panoramica completa sul fenomeno per realizzare un ‘piano nazionale di contrasto’.

Evasione scolastica, fenomeno in calo

Un documento da cui emerge un calo nel fenomeno della dispersione scolastica, con un tasso del 13,8% di coloro che abbandonano precocemente gli studi contro il 20,8% di dieci anni fa.

Tuttavia restano forti gli squilibri territoriali, con Sicilia, Campania, Sardegna sopra la media nazionale.

I maschi sono più coinvolti delle femmine, così come percentuali più alte si registrano fra studenti di cittadinanza non italiana che non sono nati in Italia e fra coloro che partono da condizioni economiche e sociali meno vantaggiose.

In Italia ci sono infatti oltre 1 milione di persone in crescita (fra i 3 e i 18 anni) e in età scolare che vivono in condizione di povertà assoluta.

Come combattere la dispersione scolastica

Per combattere la dispersione scolastica l’obiettivo del documento è finalizzato all’abbattimento dei tassi di abbandono al di sotto del 10% (che è il limite europeo).

Si punta inoltre  all’aumento degli investimenti per elevare il livello delle conoscenze e competenze di base e di cittadinanza. Obiettivi da raggiungere mettendo in campo: una governance unitaria affidata al governo, con l’accordo di Regioni e Comuni, sotto il controllo del Parlamento. Il tutto per coordinare azioni e interventi, facendo una ricognizione degli strumenti già in campo, concretizzando nuove proposte.

Completano il quadro un piano di azioni nazionale delle misure anti dispersione e l’individuazione di aree di educazione prioritaria su cui concentrare gli interventi (a partire dal rafforzamento del passaggio fra scuola primaria e secondaria).

Cruciale l’estensione dei servizi per la prima infanzia e il rafforzamento delle reti territoriali per la valorizzazione delle buone pratiche.

A livello scolastico, come suggerito dal documento, vanno studiate modalità specifiche di composizione delle classi. Fondamentale, per combattere la dispersione scolastica, rafforzare e favorire la didattica laboratoriale con una gestione più flessibile e aperta delle classi stesse, ricostruendo il patto fra scuola e famiglie.

Il contrasto alla dispersione e alla povertà educativa, prosegue il documento, va promosso, in concreto, anche attraverso un’edilizia scolastica di qualità, l’estensione del tempo pieno, la promozione di attività che vadano oltre l’orario scolastico, il sostegno all’innovazione digitale e ai laboratori, la formazione dei docenti.

Dispersione scolastica, all’estero fanno così

La dispersione scolastica è un fenomeno che interessa sia i paesi ricchi sia quelli poveri.

In Australia, i dirigenti scolastici, in molti casi, contattano direttamente la Polizia per combattere la dispersione. Quelle situate in prossimità delle stazioni di polizia sono dotate di speciali strumenti di video sorveglianza che possono identificare i ragazzi. Il governo ha promosso interventi nei confronti dei genitori finalizzati alla prevenzione tramite la minaccia della perdita dei benefici fiscali.

Recentemente, le scuole stanno predisponendo dei sistemi di rilevazione della dispersione, anche avvisando i genitori tramite sms. Non esclusa la possibilità di installare delle macchine obliteratrici e dotare ogni studente di un tesserino magnetico.

In Danimarca, i benefici dei servizi sociali possono essere diminuiti o sospesi per quei giovani che non frequentano la scuola.

In Finlandia gli evasori possono anche essere tratti in arresto o trascorrere un periodo di tempo in una comunità di accoglienza. Se l’evasione si protrae possono essere comminate delle sanzioni pecuniarie ai genitori, in modo da indurli a seguire più da vicino i propri figli.

In Germania i genitori degli evasi senza giustificazione legittima sono denunciati a piede libero dalla scuola. Se si rifiutano di collaborare, gli assistenti sociali possono richiedere alla polizia di piantonare i ragazzi a scuola e, in casi estremi, chiedere al Tribunale di sottrarre la potestà genitoriale.

In alcuni paesi, come in Canada e gli Stati Uniti, gli agenti di polizia che hanno il minimo sospetto che un minore evada la scuola, possono trarlo in arresto; solo a Los Angeles nel 2008 sono stati arrestati oltre 12000 minorenni per aver evaso la scuola.

In Inghilterra, i fallimenti riscontrati nel garantire la frequenza scolastica hanno indotto l’autorità giudiziaria a comminare sanzioni penali sia ai genitori che ai minori.

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